Associazione culturale Italia-Russia A.P.S.
La bellezza salverà il mondo / Мир спасет красота
Fëdor Michajlovic Dostoevskij / Фёдор Михайлович Достоевский
Čajkovskij: “Souvenir de Florence”, Op 70, quarto movimento
I rapporti tra Firenze e la Russia sono un esempio di rara amicizia plurisecolare.
Basti dire che il primo viaggio dei russi nell’Europa occidentale ad essere descritto è proprio un viaggio a Firenze per il famoso Concilio del 1439, inteso alla unione delle chiese orientali con quella latina.
I membri della delegazione della Chiesa di Mosca hanno lasciato memorie piene di giudizi entusiasti sulla vita e sull’architettura della città sull’Arno.
Ecco cosa riporta la cronaca di un anonimo religioso russo al seguito del vescovo di Suzdal:
“…Qui vedemmo l’albero del cedro e del cipresso; il cedro è molto simile al pino russo, mentre il cipresso ha la corteccia come l’abete; solo i ginepri sono piccoli, frondosi e morbidi, con delle pigne simili a quelle del pino…
…In questa città è eretta una grande chiesa in pietra di marmo bianca e nera; e presso tale chiesa si eleva una torre col campanile, ugualmente in marmorea pietra bianca, mentre l’arte sua la mente nostra non può intendere…
…e salimmo noi per le scale di questa torre, e contammo quattrocentocinquanta gradini.”
A Firenze sono stati molti i rappresentanti di primo piano della cultura e della storia russa che hanno serbato della città un grato ricordo.
Nel convento domenicano di S. Marco studiò, all’inizio del secolo XVII, lo scrittore religioso Maksim Grek: della “città del Giglio” si ricorderà sempre come della più bella città tra quelle da lui visitate.
A Firenze visse per quasi un anno Dostoevskij, che finì qui di scrivere il suo più famoso romanzo.
Così scriverà la moglie di Dostoevskij a proposito del trasferimento a Firenze:
“Alla fine di del novembre 1868 ci spostammo nell’allora capitale d’Italia e andammo a stare nelle vicinanze di Palazzo Pitti.
Il cambiamento ebbe di nuovo un effetto benefico su mio marito e noi cominciammo ad andare insieme per chiese, musei e palazzi.”
Qui nacque il frutto del loro amore, una bambina che essi chiamarono appunto “Ljubov” (cioè Amore).
Riferisce ancora la consorte:
“Il dottore mi aveva prescritto di camminare molto ed ogni giorno io e Fedor Mihajlovic andavamo al Giardino di Boboli dove, nonostante fosse gennaio, fiorivano le rose.
Qui ci scaldavamo al solicello e sognavamo la nostra felicità futura.”
A ricordo del soggiorno del grande scrittore russo il Comune di Firenze ha fatto collocare in Piazza Pitti una targa commemorativa ed ha chiamato “Viale Dostoevskij” uno dei viali del parco delle Cascine.
E un’altra targa commemorativa è stata posta in memoria di un altro artista russo a Firenze, Cajkovskij: la si può vedere in via S. Leonardo, una delle vie più belle della città.
Alla fine del 1878 il compositore russo scrisse qui “La Pulzella d’Orléans”.
E nella primavera del 1890 all’albergo Washington, sul Lungarno, Cajkovskij compose il suo capolavoro: “La Dama di Picche”.
Ecco che cosa scrisse Cjajkovskij a questo proposito:
“Mi sembra che non potrei vivere a lungo a Roma.
Là […] non c’è tempo di sognare, di sprofondare in se stessi…
Se dovessi scegliere, preferirei Firenze per viverci […] Firenze è più carina, più graziosa.”
Tornato in patria, egli rievocò il suo soggiorno nella nostra città con lo splendido sestetto “Souvenir de Florence”, opera 70.
Si potrebbe fare un elenco straordinariamente lungo dei poeti russi, letterati, musicisti, pittori che hanno dimorato a Firenze e se ne sono innamorati: Karl Brjullov, Ivan Ajvazovskij, Vasilij Stasov, Boris Zajcev, Vasilij Rozanov, Aleksej Tolstoj.
Firenze, sei tu il tenero giglio,
Per il quale ho languito solitario,
Di un lungo amore, senza speranza,
Tutto il giorno nella polvere delle tue Cascine?
Oh, è dolce ricordare l’assenza di speranza:
Sognare e vivere nelle tue profondità:
Andarsene nel tuo antico caldo e nella tenerezza
Della tua anima che invecchia…
Ma è nostro destino separarci,
E attraverso plaghe remote
Il tuo fumoso giglio risplenderà
Come la mia antica giovinezza.
Aleksandr Block (Giugno 1909)
Il famoso regista russo Andrej Tarkovskij, che ha immatricolato la bellezza della Toscana nel film “Nostalgija”, diceva che Firenze è: “una città che fa rinascere la speranza”.
Tuttavia i russi non sono stati qui solo “di passaggio”.
Già a partire dai primi del XIX secolo molti di essi elessero la capitale del Granducato di Toscana a fissa dimora: prima fra tutti la famiglia del Conte Dmitrij Petrovic Buturlin, bibliofilo ed erudito, che venne a vivere in Italia nel 1818: i suoi discendenti vivono qui tutt’ora.
Una notevole memoria di sé hanno lasciato i Demidov, i famosi ricconi degli Urali.
A ricordo di Nikolaj Nikitic Demidov, mecenate e filantropo, è stato collocato un monumento marmoreo nella piazza che reca il suo nome.
Il gruppo centrale rappresenta Nicolaj, con il figlio Anatolij e la Gratitudine.
Agli angoli del basamento vi sono quattro statue che rappresentano: la Siberia, l’Arte, la Gioia e la Carità.
PERCHÉ
IL POPOLO DI SAN NICCOLÒ
AVESSE OGNORA DINANZI MEMORIA VIVA
DEL COMMENDATORE NICCOLA DEMIDOFF
BENEMERITO BENEFATTORE MUNIFICO
IL FIGLIO PRINCIPE ANATOLIO
AL COMUNE DI FIRENZE
QUESTO MONUMENTO
DONÒ
MDCCCLXX
Nel 1837 Anatolij Demidov ricevette dal Granduca di Toscana Leopoldo II, come riconoscimento dei loro meriti a favore della cittadinanza, il titolo nobiliare di principi di S. Donato, dal nome della località, S. Donato in Polverosa, nell’odierno quartiere di Novoli, dove essi fecero erigere una fastosa villa con un magnifico parco, serre tropicali, ed una manifattura di seta per la quale furono impiantati ben quarantamila gelsi.
Della villa che un tempo costituì una delle meraviglie dei dintorni di Firenze rimangono oggi poche vestigia: ma il nome di una via del quartiere ne perpetua ancor oggi il ricordo.
Nel 1872 il principe Paolo trasferì la propria residenza nella villa medicea di Pratolino.
L’ultima Demidov, Maria Pavlovna, è morta nella villa di famiglia di Pratolino nel 1955, e la “nuova” villa Demidov è adesso uno dei parchi più frequentati dei dintorni di Firenze.
La russa fiorentina Olga Basilevskaja ha lasciato in eredità alla città il suo palazzo, attuale sede dell’ospedale che porta il nome della donatrice.
Inoltre hanno stabilito la loro residenza a Firenze famiglie del prestigio degli Olsuf’ev, i Naryskin, i Murav’ev, i Hitrov, i Musin-Puskin, i Beckij e i Levickij.
Esemplare testimonianza del legame spirituale ed artistico tra Firenze e la Russia è la Chiesa Ortodossa, eretta tra il 1899 ed il 1903 a cura della agiata colonia russa cittadina.
Le chiese in effetti sono due, secondo il modello delle chiese russe settentrionali: quella inferiore o “invernale”, dedicata a S. Nicola Taumaturgo, e quella superiore, o “estiva”, dedicata alla Natività di Cristo.
I disegni e gli schizzi giunsero da Pietroburgo, ma furono realizzati sulle rive del Mugnone con la partecipazione di artisti e maestranze cittadine.
A testimoniare l’amicizia tra la Russia e Firenze sono presenti, sulla cancellata che cinge la Chiesa, due simboli uniti – l’aquila russa e il giglio fiorentino.
I costruttori avvertirono una forte responsabilità nel confronti della “culla delle arti”, come fu definita Firenze dall’autore del progetto della Chiesa, l’architetto pietroburghese M. T Preobrazenskij.
Negli anni 1930 il metropolita Evlogij, che fu alla testa della organizzazione della vita religiosa degli emigranti, definì la Chiesa Ortodossa di Firenze come “la Chiesa più bella della sua diocesi”: della sua diocesi faceva parte tutta l’Europa occidentale.
Si ringrazia Mihail Talalaj per la consulenza prestata.